Nel corso di un processo penale per reati
ambientali a carico di un’Azienda, la miglior difesa non può che essere
rappresentata dalla puntuale motivazione delle scelte aziendali,
consapevolmente effettuate per dare ottemperanza a quelle norme che l’Accusa
ritiene violate.
Riteniamo
sia mortificante, per tutte le parti in gioco, quell’attività difensiva svolta
in base ad un rituale di cavilli, sulla base di obsolete concezioni e vecchi
pregiudizi: i reati ambientali sono una seccatura, la difesa non deve essere
difesa del principio che ha guidato le scelte aziendali che vengono contestate
dall’inquirente, ma
deve consistere nel prendere tempo, addormentare le indagini, lasciare calmare le acque…
deve consistere nel prendere tempo, addormentare le indagini, lasciare calmare le acque…
Nell’ottica di certi
avvocati penalisti che potremmo definire old style, è essenziale “portare
a casa” il rinvio, la prescrizione, oppure “addormentare” il tutto con un
incidente probatorio, meglio se dal quesito complesso.
Crediamo più utile,
invece, illustrare e motivare l’interpretazione data dall’azienda alla norma
ambientale che secondo l’accusa sarebbe stata violata, mediante un sereno e
leale confronto con un inquirente a cui trasmettere il senso delle scelte
aziendali effettuate sulla base di precise interpretazioni di diritto.
L’attività
dell’avvocato difensore in presenza di indagini per reati ambientali si esplica
al meglio dimostrando che l’Azienda ( e per essa il suo dirigente o
amministratore, a seconda dei casi) è coerente, consapevole e preparato sulla
politica ambientale aziendale e intende difenderla nelle sedi giudiziali, anche
per creare un precedente, magari innovando indirizzi giurisprudenziali
preesistenti.
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