Negli U.S.A., l’ambiente rappresenta una delle questioni (issue) sulle quali si confrontano i programmi dei candidati
alla Presidenza.
Navigando sul web (candidate-comparison.org), si può
vedere, ad esempio, che sia Mitt Romney sia Barack Obama ritengono l’indipendenza
energetica dall’estero una priorità da affrontare velocemente, mettendo a
disposizione della ricerca i fondi necessari.
Peraltro, le modalità secondo cui indirizzare la ricerca, in campo energetico (come in altri, che coinvolgono altre sfide ambientali), sono profondamente influenzate dalle differenze di prospettiva dei due candidati.
Peraltro, le modalità secondo cui indirizzare la ricerca, in campo energetico (come in altri, che coinvolgono altre sfide ambientali), sono profondamente influenzate dalle differenze di prospettiva dei due candidati.
Romney indica come prioritarie la tecnologia del
combustibile, la produzione di energia e la scienza dei materiali. Obama ha un
elenco di politiche per ridurre la produzione di carbonio e imporre misure
severe per chi produca questo tipo di inquinamento.
Romney è contro il protocollo di Kyoto, ritenendo che
comporti la perdita di posti di lavoro; Obama si proclama favorevole al mercato
delle quote di carbonio.
Entrambi - questo è il punto- riconoscono comunque che le
tematiche ambientali interessano una vasta gamma di discipline quali la
legislazione, la politica, le pratiche commerciali e si riferiscono in modo
diretto alla gestione delle risorse naturali degli Stati: i minerali, i metalli
preziosi, l’acqua, i combustibili fossili, l’ habitat naturale.
L’ambiente, in sintesi, è trattato negli Stati Uniti come
un bene pubblico da difendere e le tematiche ambientali hanno dignità di
argomento inserito nella programmazione politica ed economica del Paese.
In Italia, se da un lato la dottrina e la giurisprudenza
intendono l’ambiente come bene pubblico da difendere, il mondo politico, a
quanto ci risulta - e vorremmo tanto essere smentiti- lo considera come “patrimonio”
riservato a pochi partiti, che dimostrano di affrontare la materia ambientale
secondo crociate per lo più avulse da una gestione concreta[1].
Lo sviluppo compatibile rimane una chimera.
Onore al Ministro Clini che ogni tanto lo evoca.
[1] Per amor di completezza, i dati del Ministero degli Interni
indicano che “La Sinistra- L ’Arcobaleno”,
(in cui dal 2007 era confluita, tra gli altri, La Federazione dei Verdi) nelle
Politiche del 2008 ha
avuto il 3,1% dei voti alla Camera e il 3,2% al Senato; che “Sinistra e
libertà”, che alle elezioni europee del 2009 ha sostituito “La Sinistra- L ’Arcobaleno”,
otteneva il 3,1% dei voti.
E così, alle Regionali della Lombardia, nell’anno 2010, i
Verdi si presentano da soli e raggiungono lo 0,8%, mentre “Sinistra Ecologia
Libertà” ottiene l’1,4% dei voti.
I dati più recenti delle freschissime elezioni regionali
siciliane indicano che Verdi, Sinistra Ecologia Libertà, e la Federazione della
Sinistra ottengono tutti insieme il 3,1% dei voti.
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