Brutte notizie per le tradizionali regioni vitivinicole del mondo.
Un nuovo studio sul riscaldamento globale focalizza la sua attenzione sugli effetti che il mutamento climatico avrà sulla coltivazione della vite e sulla produzione vinicola, e il risultato è allarmante.
I ricercatori prevedono che, a causa del cambiamento climatico, le maggiori regioni produttrici di vino del mondo subiranno nei prossimi anni un calo della produzione di oltre due terzi.
Entro il 2050, infatti, la produzione di vino nel Bordolese e nella Valle del Rodano in Francia, in Toscana e in Piemonte e nella Napa Valley in California subirà un deciso declino, perché il riscaldamento del clima renderà sempre più difficile coltivare la vite nelle regioni tradizionalmente vocate ad essa.
Specularmente, però, nuove zone prima del tutto inadatte alla coltivazione cominceranno ad essere appetibili per i viticoltori: ad esempio, l'Europa del nord, compresa la Gran Bretagna, il nord-ovest dell'America o le colline della Cina centrale. Di fatto il cambiamento climatico creerà un grosso rimescolamento della distribuzione geografica della produzione vitivinicola.
I ricercatori si aspettano grossi cambiamenti soprattutto in quelle regioni che godono di inverni freddi e estati calde e secche, clima ideale per la coltivazione della vite, e pensano che sarà sempre più problematico e dispendioso coltivare le varietà ora più diffuse in Europa, anche se non sarà impossibile. Già oggi, ad esempio, molti nostri vini hanno un tenore alcolico molto più alto di quello a cui eravamo abituati, a causa dell'esposizione sempre maggiore al caldo e al sole, e molti produttori hanno cominciato a spostare le loro viti a quote sempre più elevate, nel tentativo di ridurre questo problema.
La vite infatti è nota per essere una pianta molto vulnerabile, sensibile ai più piccoli cambiamenti di temperatura, umidità e luce: l'industria vitivinicola da tempo tiene sotto osservazione i mutamenti climatici, ma nessuno si aspettava un cambiamento così veloce, nemmeno i ricercatori.
I numeri sono impressionanti: in Europa la produzione dovrebbe scendere del 85%, in Australia del 74%, in California del 70%, in Sud Africa del 55% e in Cile del 40%.
D'altra parte, anche quei territori che vengono indicati come i successori delle tradizionali regioni produttive non sono esenti da problemi: in Cina, ad esempio, le zone migliori si sovrappongono proprio all'habitat del panda gigante, che è una delle specie a più forte rischio di estinzione, mentre in America una delle zone identificate è quella del Parco Nazionale di Yellowstone.
Si profila dunque uno scenario inquitante: le zone vitivinicole che oggi conosciamo e amiamo saranno destinate a sparire, e lo spostamento della coltivazione della vite avrà il potenziale per diventare una minaccia per gli ecosistemi più delicati.
Un nuovo studio sul riscaldamento globale focalizza la sua attenzione sugli effetti che il mutamento climatico avrà sulla coltivazione della vite e sulla produzione vinicola, e il risultato è allarmante.
I ricercatori prevedono che, a causa del cambiamento climatico, le maggiori regioni produttrici di vino del mondo subiranno nei prossimi anni un calo della produzione di oltre due terzi.
Entro il 2050, infatti, la produzione di vino nel Bordolese e nella Valle del Rodano in Francia, in Toscana e in Piemonte e nella Napa Valley in California subirà un deciso declino, perché il riscaldamento del clima renderà sempre più difficile coltivare la vite nelle regioni tradizionalmente vocate ad essa.
Specularmente, però, nuove zone prima del tutto inadatte alla coltivazione cominceranno ad essere appetibili per i viticoltori: ad esempio, l'Europa del nord, compresa la Gran Bretagna, il nord-ovest dell'America o le colline della Cina centrale. Di fatto il cambiamento climatico creerà un grosso rimescolamento della distribuzione geografica della produzione vitivinicola.
I ricercatori si aspettano grossi cambiamenti soprattutto in quelle regioni che godono di inverni freddi e estati calde e secche, clima ideale per la coltivazione della vite, e pensano che sarà sempre più problematico e dispendioso coltivare le varietà ora più diffuse in Europa, anche se non sarà impossibile. Già oggi, ad esempio, molti nostri vini hanno un tenore alcolico molto più alto di quello a cui eravamo abituati, a causa dell'esposizione sempre maggiore al caldo e al sole, e molti produttori hanno cominciato a spostare le loro viti a quote sempre più elevate, nel tentativo di ridurre questo problema.
La vite infatti è nota per essere una pianta molto vulnerabile, sensibile ai più piccoli cambiamenti di temperatura, umidità e luce: l'industria vitivinicola da tempo tiene sotto osservazione i mutamenti climatici, ma nessuno si aspettava un cambiamento così veloce, nemmeno i ricercatori.
I numeri sono impressionanti: in Europa la produzione dovrebbe scendere del 85%, in Australia del 74%, in California del 70%, in Sud Africa del 55% e in Cile del 40%.
D'altra parte, anche quei territori che vengono indicati come i successori delle tradizionali regioni produttive non sono esenti da problemi: in Cina, ad esempio, le zone migliori si sovrappongono proprio all'habitat del panda gigante, che è una delle specie a più forte rischio di estinzione, mentre in America una delle zone identificate è quella del Parco Nazionale di Yellowstone.
Si profila dunque uno scenario inquitante: le zone vitivinicole che oggi conosciamo e amiamo saranno destinate a sparire, e lo spostamento della coltivazione della vite avrà il potenziale per diventare una minaccia per gli ecosistemi più delicati.

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