Le elezioni si avvicinano, ma qual è l'atteggiamento dei partiti sui temi ambientali?
Sulla prima pagina del Corriere della Sera del 10 gennaio 2013 è stato pubblicato un articolo intitolato “La scomparsa degli ecologisti”, a firma di Aldo Cazzullo, in cui si evidenzia come nel dibattito politico italiano la tematica dell’ambiente sia relegata ad un ruolo estremamente marginale.
Peraltro, su questo blog già in precedenza s’è sottolineato che, mentre negli Stati Uniti entrambi i candidati alla presidenza hanno posto l’ambiente tra i punti focali dei loro programmi elettorali, in Italia la tematica ambientale è tutt’altro che politicamente trasversale:
essa, infatti, continua ad essere prerogativa di alcuni partiti cc.dd. minori, con percentuali minime di voto.
essa, infatti, continua ad essere prerogativa di alcuni partiti cc.dd. minori, con percentuali minime di voto.
Esemplare in tal senso è il programma elettorale del PDL, che nei propri punti principali non menziona né l’ambiente né ambiti ad esso correlati; è tuttavia verosimile (anzi, auspicabile) che con l’approssimarsi delle elezioni venga comunque inserita qualche proposta in merito, ma ciò non toglie che l’ambiente manca dai punti centrali del programma elettorale.
Più ampia, ma comunque ristretta, è l’attenzione riservata all’ambiente dal PD: malgrado il programma elettorale per le prossime elezioni politiche non sia ancora stato diffuso, quello delle primarie contiene vaghi riferimenti a una politica industriale che rispetti l’ambiente, richiamando altresì la mobilità sostenibile e l’efficienza energetica. In tal caso, quindi, la tematica ambientale non manca totalmente, ma è ricondotta a un disegno di fondo tutt’altro che strutturato.
Ciò posto, pare legittimo chiedersi perché le compagini politiche che in Italia raccolgono più voti releghino l’ambiente a un ruolo marginale; evidentemente, perché l’ambiente non è ritenuto uno strumento efficace per procurarsi consensi.
Soprattutto in un periodo di crisi economica, le vittorie elettorali si costruiscono sull’operaio che lascia la fabbrica a tarda notte e accendendo l’autoradio ascolta il politico che promette d’abbassare le tasse, sull’anziana impegnata a cucinare che sente l’intervista televisiva del candidato premier intenzionato ad aumentare le pensioni, sul giovane disoccupato che legge dal giornale la proposta di quel partito per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro…
Pare invece che le elezioni non si possano vincere prospettando queste o quelle politiche per ridurre i rifiuti, delineando programmi di produzione su grande scala d’energie rinnovabili, spiegando che la raccolta differenziata è un beneficio e non una scocciatura. E questo, a prescindere dall’odierna crisi economica, sembra essere una caratterizzazione culturale tipicamente italiana: si bada all’oggi o, al più al domani, ma non al dopodomani.
Il corpo elettorale in particolare (e l’opinione pubblica in generale) mostra di non comprendere che quando si parla di ambiente si parla di noi stessi, si parla del nostro interesse, ma soprattutto di quello dei nostri figli: certo, i benefici di uno strutturato piano d’intervento a sostegno dell’ambiente e degli ambiti correlati si vedrebbero soltanto a distanza di anni, ma sarebbero evidenti e condivisi da tutti.
Manca inoltre la consapevolezza che il bene-ambiente è un bene pubblico, di cui tutti i cittadini hanno il diritto di godere, con il corrispondente dovere di salvaguardarlo.
Purtroppo, però, non pare che questo punto di vista possa trovare a breve breccia nel corpo elettorale e nel dibattito politico. Di una cosa si può tuttavia essere certi: il giorno in cui i sondaggisti informeranno i partiti che la tematica ambientale è sicuro strumento di consenso, d’incanto i programmi elettorali saranno colmi di proposte sul tema dell’ambiente.
Con buona pace dei principi del diritto.
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