Al via il processo contro la BP

Inizia oggi a New Orleans il processo civile contro la BP per il disastro ecologico avvenuto il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico.
Come tutti ricorderanno, in quella data tragica la piattaforma petrolifera Deep Horizon, ancorata 80 kilometri al largo delle coste della Louisiana, esplose, causando la morte di 11 operatori e riversando petrolio ininterrottamente nelle acque dell'oceano per 87 giorni di seguito.


In ballo c'è un'ammenda massima di 17 miliardi di dollari, che, secondo il Wall Street Journal, potrebbe venir ridotta a 16 miliardi nella remota ipotesi che la BP decidesse all'ultimo minuto di patteggiare.
Il processo sarà diviso in tre fasi: quella avviata oggi, che potrebbe durare tre mesi, individuerà le cause e le responsabilità dell'incidente. A settembre, poi, verrà il momento di stimare il volume esatto di petrolio riversato nelle acque marine: da questo dipenderà l'entità della multa. Oltre una certa soglia di sostanze inquinanti disperse nell'ambiente, infatti, scatterebbe un'aggravante che prevede un'ammenda di 4300 dollari per barile di greggio riversato. Nell'ultima fase, infine, il giudice valuterà il danno ambientale ed economico subito dalle zone colpite.
La BP fino ad ora ha già pagato 4,5 miliardi di dollari per il processo penale in cui si è riconosciuta colpevole e altri 7,8 miliardi a persone e aziende danneggiate dalla marea nera del 2010; il colosso petrolifero ha inoltre già speso circa 14 miliardi di dollari per le operazioni di pulizia e altri 10 miliardi di danni come risarcimento alle imprese e ai privati che hanno preferito una transazione privata.
I soldi sono
tanti e la BP è accusata di aver causato il più grande disastro ambientale della storia: una condanna esemplare potrà fungere da deterrente per il futuro?

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