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| da Riviera oggi |
Secondo i due rapporti dell'EEA, in Europa ad oggi ci sarebbero più di 10 000 specie esotiche naturalizzate, ma il tasso delle nuove introduzioni continua a salire. Di queste specie, almeno il 15% sono invasive e risultano avere un impatto ecologico ed economico negativo.
Con specie naturalizzata si intende una specie animale o vegetale che l'uomo ha introdotto, intenzionalmente o accidentalmente, in un ecosistema diverso da quello di origine, e si ritiene invasiva se la sua diffusione ha effetti negativi sugli ecosistemi in cui viene introdotta.
Questo può accadere ad esempio quando la specie introdotta si adatta meglio all'ambiente o preda le specie native che si sono evolute senza adattamenti specifici per competere con essa: in casi simili la popolazione delle specie native può essere facilmente decimata, con grave danno per la biodiversità.
Secondo i rapporti, i motivi più comuni per cui le specie esotiche vengono introdotte in zone non pertinenti sono l'orticoltura, l'agricoltura, la caccia e la pesca, per non parlare dell'uso di alcune di esse come animali da compagnia che poi fuggono o vengono abbandonati.
A volte però il traferimento non è intenzionale: infatti, la crescita dei commerci e del turismo ha portato a un forte aumento della diffusione delle specie non autoctone.
Anche i cambiamenti climatici possono avere un ruolo nella diffusione di queste specie, ad esempio rendendo certe aree più favorevoli allo sviluppo di piante o animali di altre zone. Emblematico ad esempio è il caso del punteruolo rosso della palma che, originario dell'Asia, sta diventando una vera e propria piaga, portando alla morte moltissime palme nella regione del Mediterraneo.
Inoltre, i dati mostrano che in molti casi la proliferazione di specie naturalizzate può causare danni anche alla salute dell'uomo, quando queste specie sono portatrici di malattie, come ad esempio nel caso della zanzara tigre, originaria dell'Asia, che si sta diffondendo sempre di più in Italia, riconosciuta come veicolo di più di venti malattie tra le quali la febbre gialla e la febbre chikungunya, o, parlando di piante, come l'Ambrosia, pianta originaria del Nord America, in grado di causare forti allergie in una buona parte della popolazione.
Dunque le specie naturalizzate invasive sono una minaccia seria alla biodiversità, e non solo, soprattutto quando gli ecosistemi sono indeboliti dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici, dove la loro pressione più innescare un degrado irreversibile: controllo e prevenzione sono dunque le uniche strade percorribili per evitare che la situazione peggiori in modo irrimediabile.
Con specie naturalizzata si intende una specie animale o vegetale che l'uomo ha introdotto, intenzionalmente o accidentalmente, in un ecosistema diverso da quello di origine, e si ritiene invasiva se la sua diffusione ha effetti negativi sugli ecosistemi in cui viene introdotta.
Questo può accadere ad esempio quando la specie introdotta si adatta meglio all'ambiente o preda le specie native che si sono evolute senza adattamenti specifici per competere con essa: in casi simili la popolazione delle specie native può essere facilmente decimata, con grave danno per la biodiversità.
Secondo i rapporti, i motivi più comuni per cui le specie esotiche vengono introdotte in zone non pertinenti sono l'orticoltura, l'agricoltura, la caccia e la pesca, per non parlare dell'uso di alcune di esse come animali da compagnia che poi fuggono o vengono abbandonati.
A volte però il traferimento non è intenzionale: infatti, la crescita dei commerci e del turismo ha portato a un forte aumento della diffusione delle specie non autoctone.
Anche i cambiamenti climatici possono avere un ruolo nella diffusione di queste specie, ad esempio rendendo certe aree più favorevoli allo sviluppo di piante o animali di altre zone. Emblematico ad esempio è il caso del punteruolo rosso della palma che, originario dell'Asia, sta diventando una vera e propria piaga, portando alla morte moltissime palme nella regione del Mediterraneo.
Inoltre, i dati mostrano che in molti casi la proliferazione di specie naturalizzate può causare danni anche alla salute dell'uomo, quando queste specie sono portatrici di malattie, come ad esempio nel caso della zanzara tigre, originaria dell'Asia, che si sta diffondendo sempre di più in Italia, riconosciuta come veicolo di più di venti malattie tra le quali la febbre gialla e la febbre chikungunya, o, parlando di piante, come l'Ambrosia, pianta originaria del Nord America, in grado di causare forti allergie in una buona parte della popolazione.
Dunque le specie naturalizzate invasive sono una minaccia seria alla biodiversità, e non solo, soprattutto quando gli ecosistemi sono indeboliti dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici, dove la loro pressione più innescare un degrado irreversibile: controllo e prevenzione sono dunque le uniche strade percorribili per evitare che la situazione peggiori in modo irrimediabile.

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