Il Giappone in cerca dell'autonomia energetica

Il Giappone è finalmente riuscito a estrarre gas naturale dai depositi di gas idrati che si trovano congelati nelle profondità dell'oceano al largo delle sue coste: è la prima volta che un'estrazione di questo tipo viene portata a compimento, e potrebbe essere il primo passo verso la commercializzazione della risorsa, anche se i costi di estrazione dai fondali marini continuano a essere molto più alti rispetto a tutte le altre forme di produzione di gas. 

I gas idrati (detti anche clatrati), sono composti cristallini infiammabili, simili al ghiaccio, formati da molecole di gas (metano) e di acqua, imprigionati nel freddo e alle alte pressioni lungo i margini degli oceani dai 500 metri di profondità fino ai fondali o nei terreni perennemente congelati. 
I primi esperimenti di estrazione sono stati fatti tra il 2007 e il 2008: il Giappone infatti era già riuscito a estrarre questo gas dal permafrost in Canada; ora ha raggiunto la nuova frontiera marina.
Il paese del Sol Levante, povero di risorse naturali e che deve importare la maggior parte dell'energia necessaria al suo fabbisogno, spera quindi in questo modo di riuscire a produrre gas naturale dalle proprie riserve.

La Japan Oil, Gas and Metals National Corp e il National Institute of Advanced Industrial Science and Technology del Giappone hanno usato una tecnologia da loro sviluppata per ridurre la pressione negli strati sotterranei che tengono questo idrato di metano intrappolato a 1330 metri sotto il livello del mare, per poi discioglierlo in una miscela di gas e acqua per poter recuperare il gas attraverso un pozzo.
I gas idrati si possono paragonare ai gas di scisto: entrambe le risorse fino a qualche anno fa erano considerate troppo dispendiose per essere estratte proficuamente, ma oggi vengono viste come uno dei futuri dell'energia. 
Il gas di scisto al momento sembra la risorsa più economica tra le due, ma per molti analisti i gas idrati potrebbero diventare preziosi, soprattutto per quei paesi che non hanno molte alternative. Per ora, gli studi sembrano mostrare grosse riserve in molte zone del globo, soprattutto lungo la costa est del Giappone, il Golfo del Messico settentrionale e il versante nord dell'Alaska: dai calcoli fatti dagli scienziati la quantità totale di metano ottenibile da queste riserve sarebbe il doppio di tutti i depositi fossili conosciuti (carbone, petrolio, gas naturale).
C'è infine da dire che i clatrati vengono tenuti sott'occhio perchè sono causa di instabilità del pendio sottomarino cosa che porta a un rilascio di questi gas in atmosfera (con conseguenze sul clima) e, dal punto di vista ecologico, alla modificazione degli ambienti coinvolti (in passato, frane lungo i margini continentali, causate dalle venute di gas, hanno innescato onde di maremoto alte decine di metri).

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