E' stato da poco pubblicato il nuovo rapporto dell'OCSE sulle performance ambientali dell'Italia.
Come altri paesi (recente la pubblicazione sul Messico), anche l'Italia ha ricevuto il giudizio indipendente dell'Organizzazione circa i progressi ottenuti in campo ambientale e le indicazioni su come potenziare le proprie politiche in questo ambito.
Come altri paesi (recente la pubblicazione sul Messico), anche l'Italia ha ricevuto il giudizio indipendente dell'Organizzazione circa i progressi ottenuti in campo ambientale e le indicazioni su come potenziare le proprie politiche in questo ambito.
Il quadro che ne emerge è ricco di contrasti, per cui, se da un lato l'Italia ha fatto molto a livello normativo, dall'altro mostra che la pressione ambientale nel nostro paese è ancora elevata.
L'altra contraddizione è che se con il Codice dell’Ambiente del 2006 c'è stata una semplificazione e un'armonizzazione a livello legislativo che ha visto non solo il recepimento delle direttive comunitarie, ma anche l'introduzione di normative all'avanguardia per quanto riguarda la gestione dei bacini idrografici e per il trattamento dei rifiuti, d'altro canto, nella loro applicazione, c'è spesso il rischio di un conflitto, derivato dal decentramento dei poteri, tra le autorità nazionali e quelle regionali; in alcuni casi il rapporto parla di "lacune e disomogeneità nel recepimento delle direttive comunitarie".
Inoltre i fondi per il Ministero dell'Ambiente continuano a diminuire: tra il 2006 e il 2011, il bilancio è stato ridotto del 48% e tra il 2011 e il 2014 verrà tagliato di un altro 20%, riducendo ulteriormente il potere d'azione per i necessari interventi.
Il rapporto ha anche lo scopo di individuare le principali tendenze ambientali sulla base delle quali verranno poi fornite le raccomandazioni. Questa dunque la situazione:
"• Le emissioni atmosferiche di sostanze
inquinanti sono diminuite in Italia più che nella maggior parte degli altri
Paesi OCSE; tuttavia, oltre metà delle 30 città europee più inquinate si
trovano in Italia.
• Nel 2010 le emissioni di gas a effetto
serra (GHG) sono state inferiori del 6,2% rispetto al livello del 1990, a
fronte dell’obiettivo del protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni del 6,5%
nel periodo 2008-2012; questa riduzione comprende gli assorbimenti di GHG da
parte delle foreste e il repentino calo delle emissioni dovuto alla crisi
economica.
• Nonostante le notevoli carenze di dati
sul prelievo idrico interno, l’Italia, con un prelievo pari a circa il 30%
delle risorse idriche rinnovabili disponibili, può essere classificato come un
paese soggetto a stress idrico medio - alto.
• Nel complesso, la qualità delle risorse
idriche si è mantenuta stabile e la qualità delle acque dei fiumi è migliorata.
Durante il periodo preso in esame la concentrazione di fosforo e di nitrati nei
principali fiumi italiani è diminuita in seguito a una riduzione dell’intensità
della produzione agricola. Le medie nazionali, tuttavia, nascondono notevoli
disparità tra le regioni, e il Mezzogiorno ha fatto registrare performance
inferiori al Nord del Paese.
• La percentuale di rifiuti urbani
conferiti in discarica è diminuita e sono stati realizzati notevoli passi
avanti nella gestione e nella riduzione del numero delle
discariche, comprese quelle illegali. Permangono, tuttavia, significative
differenze a livello regionale e alcune area presentano
situazioni di criticità (soprattutto in Campania, Lazio e Sicilia). Contrariamente
a quanto avviene in molti altri Paesi dell’OCSE, la produzione di rifiuti
urbani è aumentata più rapidamente del PIL e dei consumi finali delle famiglie, almeno fino
alla crisi economica del 2008.
• I siti contaminati ufficialmente censiti
sono circa 5.000. Questi comprendono 57 siti contaminati di interesse nazionale (ora ridotti a 39, ndr)
, che coprono circa il 3% del territorio italiano. Inoltre, 10.000 siti
potenzialmente contaminati ricadono sotto la responsabilità delle regioni.
• Le aree protette coprono circa il 10,5%
del territorio nazionale, una percentuale vicina alla media OCSE, e le aree
marine protette sono state notevolmente ampliate. La rete Natura 2000 copre il
21% del territorio nazionale, una percentuale più elevata rispetto alla media
UE (con una copertura relativamente maggiore nel Mezzogiorno). Mentre il numero
di specie di piante vascolari a rischio di estinzione è relativamente limitato
in Italia rispetto ad altri paesi OCSE, quello delle specie minacciate di
mammiferi, pesci d’acqua dolce e anfibi è maggiore che in molti altri Paesi
OCSE.
• Permane preoccupante il rischio di
erosione, con il 30% di terreni agricoli classificato come soggetto a rischio
di erosione idrica da moderato a forte. L’erosione del suolo è esacerbata da
fenomeni quali siccità e forti piogge di gravità sempre maggiore.
• L’Italia è soggetta a vari rischi
naturali: terremoti, alluvioni, frane e incendi. La pianificazione territoriale
e la vigilanza sull’attività edilizia restano
insufficienti e contribuiscono ad aggravare i rischi incorsi dalla popolazione
e i costi associati."
Il rapporto segnala inoltre come, per uscire dalla crisi, l'Italia possa guardare alla green economy, ma perchè essa sia veramente "green", sarà necessario potenziare le politiche ambientali, incentivando gli investimenti nell' ecoinnovazione, migliorando l'uso dei fondi pubblici e mobilitando gli investimenti privati.
Citando il rapporto, "da un punto di vista economico, le attuali politiche ambientali non creano un contesto stabile e favorevole agli investimenti in materia ambientale, generano inutili costi amministrativi e creano un contesto disomogeneo per le attività imprenditoriali."
Se questi sono i presupposti, la strada da percorrere, affinchè la situazione migliori, è quindi ancora lunga.

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