Biodiesel dalla E. coli

La necessità di trovare nuove fonti di energia, negli ultimi anni ha portato a indirizzare la ricerca fuori dagli schemi.
Con questo spirito innovativo, un team di ricercatori dell'Università di Exeter ha sviluppato un metodo rivoluzionario per produrre biodiesel: il procedimento sfrutta delle particolari proprietà di alcuni batteri già tristemente noti per essere uno dei più pericolosi inquinanti delle nostre acque, l'Escherichia coli.


Questi batteri infatti trasformano naturalmente gli zuccheri in grassi per costruire le loro membrane cellulari: molecole di olio combustibile sintetico possono così essere create sfruttando questo processo di produzione di olio naturale.
Per quanto la tecnologia debba ancora superare molti ostacoli importanti legati alla sua commercializzazione, questo diesel, prodotto da ceppi particolari di batteri E. coli, è quasi identico al gasolio convenzionale e quindi non ha bisogno di essere mescolato con altri prodotti petroliferi come spesso accade al biodiesel derivato dagli olii vegetali.
Questo significa anche che questo diesel può essere utilizzato nativamente con le infrastrutture pre-esistenti, perché i motori, gli oleodotti e le petroliere non hanno bisogno di essere modificati per gestirlo: i biocarburanti con queste caratteristiche vengono definiti drop-in.
Produzioni su larga scala che utilizzano l'E. coli come catalizzatore sono già diffuse nell'industria farmaceutica: anche se il biodiesel attualmente è prodotto solo in piccole quantità in laboratorio, questo fatto rende i ricercatori ottimisti nella ricerca di una via commerciale praticabile per la sua produzione.
La creazione di un biocarburante commerciale che può essere utilizzato senza la necessità di modificare i veicoli è stato uno degli obiettivi principali di questo progetto fin dall'inizio: sostituire infatti il diesel convenzionale con un biocarburante "carbon neutral" in quantitativi sufficienti alla commercializzazione sarebbe un enorme passo verso il raggiungimento dell'obiettivo di una riduzione dell'80% delle emissioni di gas serra entro il 2050.
Bisogna infine notare che buona parte dei finanziamenti per questa ricerca sono stati forniti dalla Shell, e questa potrebbe essere una buona notizia: se infatti sono gli stessi produttori di petrolio che puntano sulla ricerca per trovare alternative ai combustibili fossili, forse allora possiamo cominciare a pensare che qualcosa stia cominciando a muoversi per davvero; d'altra parte, la domanda globale di energia è in aumento costante, e un combustibile indipendente sia dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio a livello mondiale sia dall'instabilità politica è una prospettiva sempre più attraente anche per uno dei maggiori attori del sistema.

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