L'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) ha appena pubblicato un rapporto che cerca di capire come e quanto risparmio energetico si può ottenere attraverso il cambiamento delle abitudini dei consumatori.
Secondo le statistiche, infatti, nel 2010 le famiglie europee hanno consumato quasi il 13% in più di energia rispetto a due decenni fa, e hanno addirittura generato il 25% del totale delle emissioni di gas serra legate all'energia.
Il rapporto "Achieving energy efficiency through behaviour change: what does it take?" passa in rassegna gli studi recenti sui comportamenti dei consumatori e il consumo energetico, e mostra che fino al 20% dell'energia che consumiamo attualmente può essere risparmiata cambiando le nostre abitudini.
Sono quattro le direttrici principali seguendo le quali si riuscirebbe ad ottenere questo risparmio. Prima di tutto, le politiche di efficienza energetica dovrebbero essere progettate tenendo conto del fatto che il comportamento dei consumatori è influenzato da molti fattori, come lo sviluppo tecnologico, la situazione economica generale, l'età, le norme sociali, i sistemi di credenze, i tratti culturali e le strategie di mercato: pertanto, l'attenzione dovrebbe essere posta sulle pratiche di consumo e su come queste prendono piede nella società di oggi, che coinvolge una vasta gamma di attori.
In secondo luogo, bisognerebbe fornire agli utenti un feedback sul loro consumo di energia: infatti, senza un adeguato quadro di riferimento, il consumatore non può sapere se il suo consumo è eccessivo o no.
Poi bisognerebbe essere consapevoli di ciò che le persone considerano "normale" dal punto di vista del consumo energetico: le automobili che guidiamo, gli edifici in cui viviamo, il modo in cui i servizi energetici ci vengono proposti, tutto influenza il nostro modo di pensare l'energia.
Infine, bisognerebbe consentire ai consumatori di impegnarsi attivamente e in prima persona nella gestione dell'energia. Per esempio, tariffe energetiche più flessibili potrebbero aiutare a far capire i benefici delle informazioni in tempo reale che i contatori intelligenti possono fornire.
Probabilmente, in sede di attuazione di queste politiche di efficienza energetica potrebbe verificarsi un certo effetto-rimbalzo, perché non tutti i consumatori rispondono allo stesso modo ai cambiamenti, ma è improbabile che questo effetto sia sufficientemente elevato da superare i benefici di tali politiche: inoltre, le politiche di efficienza energetica hanno molteplici vantaggi in termini di occupazione, salute e competitività.
A complemento del rapporto, l'EEA ha anche indetto un sondaggio, in lingua inglese, sulle misure per favorire la riduzione del consumo di energia da parte delle famiglie: chi volesse partecipare, può farlo all'indirizzo online fino al 17 maggio.
Secondo le statistiche, infatti, nel 2010 le famiglie europee hanno consumato quasi il 13% in più di energia rispetto a due decenni fa, e hanno addirittura generato il 25% del totale delle emissioni di gas serra legate all'energia.
Il rapporto "Achieving energy efficiency through behaviour change: what does it take?" passa in rassegna gli studi recenti sui comportamenti dei consumatori e il consumo energetico, e mostra che fino al 20% dell'energia che consumiamo attualmente può essere risparmiata cambiando le nostre abitudini.
Sono quattro le direttrici principali seguendo le quali si riuscirebbe ad ottenere questo risparmio. Prima di tutto, le politiche di efficienza energetica dovrebbero essere progettate tenendo conto del fatto che il comportamento dei consumatori è influenzato da molti fattori, come lo sviluppo tecnologico, la situazione economica generale, l'età, le norme sociali, i sistemi di credenze, i tratti culturali e le strategie di mercato: pertanto, l'attenzione dovrebbe essere posta sulle pratiche di consumo e su come queste prendono piede nella società di oggi, che coinvolge una vasta gamma di attori.
In secondo luogo, bisognerebbe fornire agli utenti un feedback sul loro consumo di energia: infatti, senza un adeguato quadro di riferimento, il consumatore non può sapere se il suo consumo è eccessivo o no.
Poi bisognerebbe essere consapevoli di ciò che le persone considerano "normale" dal punto di vista del consumo energetico: le automobili che guidiamo, gli edifici in cui viviamo, il modo in cui i servizi energetici ci vengono proposti, tutto influenza il nostro modo di pensare l'energia.
Infine, bisognerebbe consentire ai consumatori di impegnarsi attivamente e in prima persona nella gestione dell'energia. Per esempio, tariffe energetiche più flessibili potrebbero aiutare a far capire i benefici delle informazioni in tempo reale che i contatori intelligenti possono fornire.
Probabilmente, in sede di attuazione di queste politiche di efficienza energetica potrebbe verificarsi un certo effetto-rimbalzo, perché non tutti i consumatori rispondono allo stesso modo ai cambiamenti, ma è improbabile che questo effetto sia sufficientemente elevato da superare i benefici di tali politiche: inoltre, le politiche di efficienza energetica hanno molteplici vantaggi in termini di occupazione, salute e competitività.
A complemento del rapporto, l'EEA ha anche indetto un sondaggio, in lingua inglese, sulle misure per favorire la riduzione del consumo di energia da parte delle famiglie: chi volesse partecipare, può farlo all'indirizzo online fino al 17 maggio.

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